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CLASSISMO E APPRENDIMENTO

Riflessioni sulle dichiarazioni di alcuni licei italiani

Alcuni giorni fa è nata una discussione sulle dichiarazioni di alcuni licei italiani.
Nelle loro autovalutazioni (visibili sul portale Scuola in chiaro), queste scuole hanno sostenuto le seguenti affermazioni:

Tranne un paio, gli studenti sono italiani e nessuno è diversamente abile.
Tutto ciò favorisce l’apprendimento.

- Liceo Classico Visconti, Roma

Gli studenti del classico, per tradizione, hanno provenienza sociale più elevata.
Ciò nella nostra scuola è molto sentito.

- Liceo Classico Parini, Milano

L’assenza di gruppi particolari (ad esempio nomadi o provenienti da zone svantaggiate)
dà un background favorevole.

- Liceo Classico D’Oria, Genova

 

Non è necessario essere molto prolissi: queste parole lasciano l’amaro in bocca.
L’Italia è apprezzata in tutto il mondo per la legge 104/921 ed è stata una dei primi paesi ad eliminare le classi differenziali (l. 517/772). Le sue metodologie di inclusione sono state d’ispirazione per la scrittura della Convenzione O.N.U. sui diritti delle persone con disabilità del 2006. Ciò dovrebbe essere un vanto, ma c’è chi continua a sostenere che il purismo culturale sia la soluzione didattica migliore.

Ci teniamo a sottolineare due punti: innanzitutto l’inclusione non è semplice e richiede una forte intenzionalità di tutto il personale docente, oltre che notevoli competenze. È giusto sottolinearlo perché ciò che sosteniamo non è il tipico buonismo di chi pensa che basti mettere insieme bambini di diversa nazionalità entro quattro mura per creare un mondo migliore. L’intercultura la si promuove solo con il dialogo e con le occasioni giuste costruite ad hoc.
Detto ciò, siamo sicuri che questo “background favorevole' favorisca l’apprendimento degli alunni? Perché un punto di vista diverso suggerisce che, se apprendere in gruppi omogenei è decisamente più semplice, lo è anche insegnare. E sorge un dubbio spontaneo: una scuola differenziata (o elitaria, in questo caso) fa bene agli alunni oppure agli insegnanti che possono adagiarsi su una didattica tradizionale di tipo trasmissivo, tralasciando ogni sviluppo di capacità metacognitive e riflessive, ogni  sviluppo di competenze emotive e civiche nei propri alunni?

A questa domanda rispondiamo citando ciò che ha affermato la Ministra Fedeli: “le scuole che, per attrarre studenti, descrivono come un vantaggio l'assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata violano i principi della Costituzione e travisano completamente il ruolo della scuola”.

Infine, noi di 365 No Problem concludiamo rivolgendoci ai professori di quelle scuole con queste parole:

Così è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete. L'abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
- Don Lorenzo Milani

 

Matteo Botto
Educatore e Tutor DSA
365 No Problem

 

1 Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.
2 Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico.

Photo by Prazis/Shutterschock

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